Sono entrata in una casa; c'è buio pesto. Dalla mia sinistra arriva un sottile quanto tagliente fascio di luce chiarissima che muore nel massimo del suo splendore mentre accarezza uno scorrimano della grande scala davanti a me. Il mio capo si torce lentamente, sulla sinistra. Presto orecchio al silenzio tombale, non si sente nulla. La porta dietro di me è irrimediabilmente chiusa, alla mia destra non vedo nulla, idem per la sinistra. Conosco solo la scala dritta davanti a me.
« Cosa ci fai tu, qui. » La voce è familiare, femminile, materna.
« Mamma. Volevo restare sola. » Rispondo, senza alcun stupore.
« Ci sono io qui.»
« Sì, lo so. Voglio stare con te, ma tu non urlare però.» Macchio il tono di quel poco che basta per rendere la mia voce leggermente infantile. Il ginocchio destro si piega appena accarezzando il sinistro, mentre il busto si flette in una leggera torsione che porta le braccia ad allacciarsi dietro la schiena. Il viso s'abbassa, lo sguardo stiscia sul pavimento. Sono piccola, piccolissima. Continuo a rimpicciolirmi e alla fine ..
Alla fine??
RispondiEliminae alla fine.
RispondiEliminaNon c'è bisogno di una fine, lascia che una fine scritta non ce l'abbia.
RispondiEliminaWow.
Adoro quello che hai scritto. Non c'è una nota sbagliata o fuori posto. Bello spartito, sinfonia meravigliosa.