Sola, affondo le unghie nella mia pancia. Sono seduta sul letto e porto la schiena in avanti, verso le ginocchia piegate. Gli occhi si chiudono con forza mentre lentamente la bocca si spalanca, ne esce un urlo selvaggio, animale, volgare e carico di dolore. L'urlo violenta il silenzio della notte, le finestre sono aperte, fuori c'è caldo ed il letto accoglie passivo il rigetto di quella vita interrotta, macchiandosi di vergogna mentre sputa inadeguatezza sulle mie viscere.
Muore. Urlo.
La mia faccia si strappa.
da brivido.
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